Stasera sono molto triste. Mi sono lasciato tentare dalla curiosità di accendere la TV per un quarto d’ora. Ho assistito ad una penosa intervista a quel ragioniere incaricato di scrivere l’attuale Legge Elettorale. Tale Rosato…Intendiamoci: ho molta stima dei Ragionieri ma così come, da avvocato- nonostante un master Bocconi in economia delle aziende pubbliche – mai mi sognerei di cimentarmi con la tenuta di una partita doppia, sarebbe bene che Rosato si astenesse dal riempire la sua bocca e le nostre meningi di parole per lui abbastanza ignote, come “governo” e “riforme istituzionali”. Nelle foto in basso, una rappresentazione grafica delle cause di suicidio in Italia, basata su rilevazioni relative agli anni 2011-2013. Gli anni bui in cui la crisi da finanziaria e statunitense divenne europea e contaminò l’economia reale. Uno tsunami sociale che ha mietuto e continua a mietere vittime, colpendo famiglie e imprese. I dati statistici parlano chiaro: l’80% dei suicidi è stato compiuto da persone mentalmente sane. Il 20% da persone con disturbi psichici ma se consideriamo la depressione (che spessissimo deriva dalla perdita di lavoro o di reddito e/o da esaurimento nervoso conseguente ad insicurezza sociale) la percentuale dei suicidi di persone sane sale al 90%. Ci si avvicina ancora di più al 100% se si considerano i casi di persone con disagi fisici il cui stato mentale è stato turbato dalla perdita di reddito. Il tasso di suicidi, inoltre, spaccato per genere, è molto più alto tra gli uomini, a parità di assenza di disturbi psichici. Ovvero, le donne che si sono suicidate, molto più spesso degli uomini, soffrivano di malattie mentali. Questo vuol dire che gli uomini – molto più inseriti nel mondo del lavoro e molto più responsabilizzati nel sostenere gli oneri economici familiari – si sono suicidati molto più spesso, anche in assenza di malattie mentali.
Gli anni tra il 2011 e il 2013 sono stati quelli con l’incidenza più elevata di licenziamenti e morte di piccole e medie imprese. Ricorderete che in quegli anni spuntavano come funghi i compro-oro e chiudevano attività commerciali storiche. Nel 2013 un italiano su 4 votò i 5 Stelle, che proponevano un reddito di cittadinanza perché nessuno doveva restare indietro. Il sistema si arroccò affidando a Napolitano e a Renzi le sorti del Paese. Anziché promuovere interventi a favore di disoccupati e nuovi poveri, furono approvati: 80euro (ma solo per i dipendenti non per i detentori di partita iva) e licenziamento libero (in arte: Jobs Act). Tutti gli altri sforzi furono profusi in una pessima riforma costituzionale e in una nuova legge elettorale (poi dichiarata costituzionalmente illegittima). Ricordiamo che alla Camera il PD aveva circa 100 parlamentari in più ma aveva preso 60mila voti in meno dei 5 Stelle. Fu il Porcellum di Berlusconi a garantire questa incostituzionale situazione. Il 4 marzo 2018 un italiano su 3 ha votato i 5 Stelle. Le statistiche della disoccupazione sono state taroccate modificando i parametri e facendo rilevare come nuovi occupati anche chi lavora un’ora ogni 15 giorni. Soprattutto, anche chi ha un lavoro a tempo indeterminato, oggi può essere legittimamente licenziato senza giusta causa (cioè è legale il Suo licenziamento ingiusto). Tutti sappiamo di essere più poveri di 5 anni fa e anche chi come me ha la fortuna di non essere povero e di aver migliorato la sua situazione economica sa di essere più precario, perché, in un mondo dove cresce l’insicurezza sociale, solo uno stupido può sentirsi più ricco. Lunedì il Presidente della Repubblica avrà in mano un’enorme responsabilità: fare una scelta che dia alla povertà ed al dolore crescenti nel Paese – se non una soluzione – una piena legittimazione. Persino Napolitano ha ammesso che raccontare miracoli economici inesistenti è dannoso per il Paese. Io non sono un ragioniere ma fatti quattro conti, su dati ufficiali ISTAT, sono giunto alla conclusione che della sofferenza e della disperazione e morte di migliaia di italiane e italiani ai Rosato e ai Marattin, ai Giorgetti e alle Lorenzin non interessa nulla. Sono biechi opportunisti, sconnessi dalla realtà e dal corpo elettorale, fedeli solo al segretario di partito che li può ricandidare e alle ragioni (si fa per dire) di partito. Non ho soluzioni ma sono certo che se questa mia riflessione fosse retwittata un milione di volte – se ognuno che prova empatia per l’amica/o disoccupata/o e sacra doverosa rabbia per uno Stato che non si preoccupa del nostro benessere – facesse un click, condividendo questo post, lunedì mattina, al Quirinale, ci potrebbero essere scelte più rispettose del dolore di un Popolo. Il reddito di cittadinanza non è un punto di programma ma una misura improcrastinabile a tutela della coesione democratica e sociale del Paese. Ve lo dice un avvocato abilitato all’insegnamento che non ne beneficerà mai ma che ama ogni singolo/a cittadino/a di questo nostro meraviglioso ma spesso ingrato Paese.
Buonanotte e ricordatevi che non è colpa Vs se non avete abbastanza reddito: è una condizione normale dovuta al cambio economico in corso: è lo Stato ad essere arretrato e a non aver predisposto misure adeguate. Voi dovete vivere e lottare non togliervi di mezzo, altrimenti consentirete a questi ragionieri improvvisatisi padri de-costituenti di pisciare sulla Vs dignità.
Forza e coraggio: a riveder le Stelle (non sono poi così lontane…).
Luca Miniero