Come avvenne per Virginia Raggi, com’è stato per Filippo Nogarin, ancor di più giornali – che ormai non legge più nessuno – e TV – la cui credibilità è ridotta ai minimi storici – hanno intrapreso, con noto ma energico vigore, il tiro al piccione.
I giornalisti, si sa, devono conformarsi alle richieste dell’editore, che in Italia è spesso un imprenditore o una Banca (fa eccezione solo il Fatto Quotidiano, se si guarda al sistema di finanziamento) quando non direttamente un partito politico. Inevitabile che comportamenti, onestà intellettuale e forma mentis siano orientati verso l’affermazione di un pregiudizio, più che verso la ricerca di una verità.
Quando si è compreso che, nonostante lo squallore delle verifiche sulle virgole del CV, l’avv. e professor Conte avrebbe comunque ricevuto l’incarico di formare il Governo della XVIIIma Legislatura, il mirino si è spostato sulle cartelle esattoriali di Equitalia. La mossa è arguta perché Movimento 5 Stelle e Lega hanno previsto, nel contratto di Governo, una sanatoria delle cartelle per ripartire con un rapporto tra Stato e Imprese basato su trasparenza e compliance moderne.
Non voglio tediare il lettore su aspetti tecnici: il sottoscritto ha sempre pagato fino all’ultimo euro di tasse ma è capitato anche a me di essere multato da Equitalia. Motivazione? Il mio commercialista, 5 anni fa, ritenne non necessari alcuni versamenti. Avevo cambiato lavoro e la situazione non era di semplice decifrazione neanche per lui. Successivamente (parlo di sei mesi dopo, più o meno) quei versamenti furono effettuati spontaneamente, a seguito di una revisione dello stesso commercialista, pagando anche degli interessi (com’è giusto che sia).
Cinque anni dopo, però, Equitalia comminò una lieve sanzione per tale svista (del commercialista, non del sottoscritto. L’avviso di tale sanzione non fu mai ritirato. La Legge, però , prevede che se non paghi la sanzione (circa 300 euro, se ricordo bene) in luogo della sanzione devi pagare un terzo dei versamenti che avresti dovuto fare (e non importa se li hai effettuati anche a distanza di pochi mesi, pagandoci sopra anche gli interessi). Cioè, per non aver pagato entro sessanta giorni una sanzione, devi ripagare un terzo dei versamenti che hai già fatto, pagando le tasse, in parte, due volte.
Questo accade a un cittadino onesto, che paga le tasse e che lavorando lontano da casa può incorrere nella mancata ricezione della posta. Negli ultimi anni sono stato colpito da due gravi lutti ed ho cambiato sede di lavoro: cose che accadono a cittadini comuni, ma per i giornali Conte è un evasore al pari di Berlusconi, cioè un condannato per aver ideato sistemi complessi di società estere finalizzate alla creazione di fondi neri, per le quali aveva ingaggiato schiere di avvocati e fiscalisti.
Sono certo dell’impatto nullo, sull’immagine di Conte, che avranno queste notizie di basso profilo ma sono stupito dalla cecità con cui il cd main stream si stia accanendo.
Ciò accade per un motivo complesso, che sta alla base degli attuali cambiamenti nella vita pubblica italiana: esiste un mondo di sopra e un mondo di sotto. Non è questione di lauree ma di appartenenze. Lo avevano capito bene Buzzi e Carminati: il mondo di sopra non è più collegato col mondo di sotto: giornalisti immeritatamente famosi – pagati troppo per le notizie che non danno – sono cosa diversissima dai loro colleghi che sono rimasti sotto e che magari fanno inchieste lunghe, complesse, mal pagate eppure utili alla collettività (vedasi Fanpage).
Il Movimento 5 Stelle – lo si è visto bene nel discorso di Conte – ha avuto la capacità di dare voce e dignità politica a quel mondo di sotto che era rimasto fuori. Come mai questo è accaduto? semplice: la rete, cioè Internet. Questa connessione a due vie, dove l’utente non è lettore/spettatore passivo ma interagisce – sia verticalmente, sia orizzontalmente – ci ha messo in connessione ed ha aumentato la ns consapevolezza.
Siamo agli albori di un’era nuova – quella dell’intelligenza collettiva e, in prospettiva assai prossima, artificiale ma i segnali sono evidenti già da ieri: dal Quirinale ci ha parlato un uomo come noi, un meridionale (sostenuto dalla Lega: altro contrappasso splendido del momento), figlio della classe media, che esprimendo particolare attitudine allo studio è riuscito a fare una rispettabile carriera. Come tutti noi avrà preso in corsa un autobus anche se non aveva il biglietto, avrà forse, una volta, dimenticato in spiaggia una carta ed è possibile che abbia saltato un bollo dell’auto. Chi mi conosce sa che sono un fan dei controllori sui bus pubblici e della tutela delle spiagge e del mare…ma questo non fa di me un monolite mono-neuronale incapace di empatia nei confronti di un simile. In ciò sta la differenza, temo incolmabile, tra chi ha costruito una carriera sulla base delle appartenenze (praticamente la totalità della RAI, delle TV Mediaset, SKY, La7 e il 99% della carta stampata) e chi – nel suo ambito – ha cercato di esprimersi, puntando sulle proprie inclinazioni e sul merito.
Questo mondo di sopra, fatto di persone che non hanno più voglia di riscoprire le proprie inclinazioni naturali, è terrorizzato dal reddito di cittadinanza, perché in un mondo dove il lavoro è sganciato dal reddito e dove le differenze sono un’opzione legata all’avidità e non più un obbligo dettato dalla necessità, è un mondo in cui – dopo aver perso credibilità – perderebbero anche lo status di privilegiati.
A questo mondo di sopra non interessano i problemi reali del Paese: nessuno dei suoi appartenenti avrebbe potuto essere sul treno regionale che ieri si è schiantato contro un tir o, meno che mai, su quel tir. Non interessa del cemento che ha sepolto i ruscelli di Genova, perché i loro figli non vanno a scuola a piedi ma vengono accompagnati dall’autista. Non interessa cosa accade nel retroscena napoletano, perché per loro Napoli è una collina di nome Posillipo, con sottofondo di mandolino e una pizza da mangiare in attesa della barca. E Milano è la Londra a cui possono arrivare: coi grattacieli, gli aperitivi ma dove non si parla inglese e basta andare una volta in TV per essere considerati qualcuno. A loro i problemi che attanagliano il Paese non interessano, perché non possono essere travolti dalla smarrimento della normalità. Non implementeranno mai una rete ferroviaria con controlli computerizzati, una mappatura idrogeologica connessa ad intelligenze artificiali, capaci di prevedere inondazioni o centraline intelligenti del traffico, capaci di prevedere forme di mobilità alternativa, già predisposte, non appena i livelli di polveri sottili nell’aria superino le soglie di pericolosità. Il mondo di sopra si prende il meglio ed è inefficiente, perché non ha interesse a migliorare la qualità di vita dei cittadini.
La cd macchina del fango è, dunque, in piena azione ed è partita con tale simultaneità che c’è da credere che per ogni candidato del Governo presentato da Luigi Di Maio prima delle elezioni politiche ci fossero almeno tre dossier, pronti all’uso. Quanto fondati, non importa. Chi si occupa di comunicazione sa che una notizia, anche se falsa, ripetuta migliaia di volte, acquista credibilità. E’ stato così per l’emergenza rifiuti inesistente di Roma, è stato così per le buche (che esistono da sempre: nel 2006 ci rimisi un parabrezza, in Via Nazionale) e sarà così per ogni falsità costruita ad arte.
Faranno, dunque, come fecero con Virginia raggi e Filippo Nogarin: cercheranno di distruggere l’immagine di Conte, spingendo le persone a dividersi in tifoserie, quando la denigrazione sarà al culmine, tenteranno poi di spaccare l’incipiente maggioranza di Governo, mettendo tutti contro tutti: Ministri contro Sottosegretari, Parlamentari contro Ministri e così via. Saranno montagne di fango, dunque, quelle che pioveranno su Conte sui suoi Ministri. E probabilmente non si tratterà solo di fango ma anche di qualcosa di peggio. Ma noi del mondo di sotto saremo all’erta e rimarremo sereni perché se il Buddha insegnava che solo dal fango nasce il fiore di Loto, il Poeta ha da tempo affermato che : “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.
Luca Miniero