BNL BNP Paribas, Banca Intesa e la Sovranità italiana

Quando nel 2012 (molto prima degli scandali e delle perdite), per dare un segnale, decisi di lasciare il Monte dei Paschi di Siena, rinunciando a stipendio, posto fisso e benefit, lo feci perché ho sempre creduto che restare fedele ai propri valori sia la massima garanzia – non solo per la credibilità pubblica ma – soprattutto per una vita sana e serena. Non ero importante come Messina ma, soprattutto negli ambienti finanziari, godevo di una discreta notorietà. Molti, seguendo me, presero le distanze dal disastro che il PD (soprattutto locale) andava preparando.

Quest’uomo da centinaia di migliaia di Euro di stipendio netto al mese, costretto ad abbaiare come un cagnolino da riporto, per rassicurare sulla propria fedeltà, mi fa sinceramente molta pena. Lo dico senza rancore: è il sentimento che provo, difronte a chi, dimenticando che le Banche sono nate per supportare lo sviluppo economico di un territorio e non per gonfiare, magari a discapito dei risparmiatori, i propri bilanci, ha imboccato una spirale intellettuale perversa, che potrà culminare esclusivamente con la rovina propria e dei propri clienti. Un Governo serio, com’è quello che Di Maio sta cercando di formare, aprirebbe più di un dossier sulle pratiche commerciali borderline e sui derivati capestro venduti da molte Banche Nazionali ed internazionali ai nostri Enti Locali e al nostro Ministero dell’Economia. E si scoprirebbe che parte rilevante, soprattutto del debito corrente, va a compensare i disastri che l’era Tremonti facilitò negli anni 2001/2006 salvo poi tentare di metterci una pezza con una circolare ministeriale rimaneggiata più volte.

Se fossi rimasto a lavorare in Banca, anche quando le Banche decisero di abbandonare le imprese italiane nelle grinfie di Equitalia e dei Fondi speculativi stranieri, oggi non potrei gestire questo Blog e le altre piattaforme FB, prendendo parte al dibattito pubblico con seria credibilità.

Là sovranità di una Nazione non è un bene astratto ma il risultato di un concreto esercizio quotidiano di libertà. Ognuno può scegliere se restare schiavo o spezzare quelle catene che altri ci hanno messo ai piedi (o anche che ci siamo messe da soli, in buona fede e inconsapevolmente). Io ho fatto la mia scelta netta e personalmente costosa in anni non sospetti ma rispetto quelle degli altri. Non siamo però tutti uguali. Un Savona non è un Giorgetti. Così come Banca MPS non era Intesa e nemmeno BNL. Non un solo derivato venduto ad Enti pubblici, da Banca MPS, è stato oggetto di censura, sebbene investigato al pari di altri. La libertà non si compra. E, soprattutto, il futuro dell’Italia e della UE non è ancora scritto.

Luca Miniero