E’ finita la pacchia

In una splendida poesia, intitolata “L’Albatro”, Charles Baudelaire prende spunto da una leggenda – o, forse, un’immaginazione – raccontando di come i marinai, quando riescono a catturare gli albatri, si divertano a canzonarli, per la loro andatura goffa e incerta. Chi ha letto la poesia sa che il suo finale è sorprendente, perché il poeta, paragonandosi all’albatro e volendo attirare l’attenzione sulla relatività della bellezza, della forza e del potere, dichiara: “Come il principe dei nembi è il poeta che, avvezzo alla tempesta, si ride dell’arciere e, esule in terra, camminare non sa, per le sue ali da gigante”[1].

Scoprii la traduzione di questa poesia, che avevo letto in altre versioni assai più deludenti, in una delle tante mattine in cui – anziché entrare in aula per attendere ai miei doveri di studente – preferivo risalire sul tram e recarmi presso la Biblioteca Nazionale di Napoli. Oggi recarsi in biblioteca sarebbe inutile: basterebbe portarsi in aula un lettore e.book. Forse…Ma forse no.

Esiste una stretta relazione, infatti, tra contesto e azione, ambiente e soggetto, forma e sostanza. Se avessi letto quei versi in un’angusta aula scolastica, magari coprendo il mio libro con un manuale di algebra, probabilmente non avrei apprezzato a pieno quei versi e, quasi certamente, non potrei ricordarli. Chi ha lavorato seriamente almeno un giorno della sua vita, sa di cosa parlo.

Una delle cose che mi ha sempre spaventato, della politica, è la larga appartenenza, a tale Mondo, di coloro che non hanno mai svolto altri lavori in precedenza. Intendiamoci: non sono tra quelli che crede che basti aver lavorato per essere dei buoni politici. Addirittura credo – ma non ho prove di ciò – che, in questa fase, una quota apprezzabile di disoccupati sarebbe utile tra i ns Parlamentari, perché è difficile che un problema gravissimo, quale è la disoccupazione, possa divenire una priorità se le vittime delle disfunzioni sociali restano avulse dai decisori politici. E, tuttavia, l’immagine di una casta parassitaria ed incapace di misurarsi con degli impegni professionali seri, mi ha finora fatto desistere dal tentare di partecipare, in modo più attivo, alla vita politica.

In un recente convegno, che ho avuto l’onore di moderare, sul tema della Blockchain, ho potuto conoscere brillanti e giovani italiani, alcuni affermatissimi ed estranei alla politica, altri altrettanto brillanti ma politicamente molto coinvolti.

Luca Carabetta, ad esempio, è un giovane ingegnere della Val di Susa, ventisettenne, ingegnere energetico e imprenditore. Questo ragazzo – intelligente e serissimo – è stato eletto alla Camera col Movimento 5 Stelle, dopo un’esperienza di assistente svolta per Ivan Della Valle – gran contraffattore di bonifici che, pur di evitare il confronto con le telecamere, risulterebbe tuttora fuggitivo all’estero. Il pudore mi ha trattenuto dal chiedere a Luca come fosse stata la sua precedente esperienza ma sono certo che, tra la puerilità del Della Valle e la piemontese concretezza del Carabetta, ci siano distanze incolmabili.

Mi sovviene un’altra immagine: quella del terrificante rimprovero rivolto dall’europarlamentare Tarabella ad un Salvini, adagiato sul proprio addome pronunciato, che osservava il collega con aria incredula: “da quando in qua” – deve aver pensato – “all’Europarlamento si viene spesso e per lavorare?”.

In quella sola immagine ci sono almeno due paradigmi della peggiore politica italiana:  1) all’Europarlamento ci mandiamo i trombati delle politiche nazionali;

2)all’Europarlamento ci mandiamo quelle/i non possiamo far fuori (per quello cosa che sanno, per quella volta che ci hanno aiutato ecc.).

Salvini era nettamente infastidito ma non per la vergogna – che avrebbe assalito e strozzato un cittadino comune trovatosi nella medesima situazione – bensì perché riteneva di svolgere bene il suo lavoro cavalcando le masse populiste – e razziste – del nord, aizzandole ad un odio, tanto diffuso quanto irragionevole, verso la fantomatica Roma ladrona, cugina minore del Sud sprecone…La legge del contrappasso aveva voluto che fosse lui ad essere etichettato come fannullone: non da un giornalista…bensì da un collega. e pubblicamente.

Salvini, però, è un buon oratore (come molti giurisperiti che non conoscono i veri rischi e le dure complessità della professione legale) e fece leva sulle note indimostrabili vacuità retoriche per dribblare le accuse, senza poterle respingere.

Paradossale, però, che proprio da un fannullone certificato – che ha trascorso in politica gli ultimi 25 anni (nel 1993 fu eletto al Consiglio Comunale di Milano, infilando quinquennio dopo quinquennio cinque consecutive rielezioni) – arrivi la sanzione morale su presunti – e sempre indimostrati – bagordi degli immigrati.

Dubito seriamente che la pacchia sia finita. Se lo è, certamente non si tratta di quella di Salvini, che prosegue imperterrita e con ampie possibilità d’incremento.

Eppure, Salvini appariva tronfio, sicuro, credibile, l’altro ieri sera in Senato. E non diversamen alla Camera. Certamente molto più credibile che al Parlamento Europeo.

Un po’ come per l’albatro che, goffo in terra, per le sue ali troppo grandi, non riusciva a camminare ma poi, proprio per quelle ali, appare un principe delle nuvole, quando si tratta di volare. Solo che, per Salvini, la metafora va invertita: lui brilla più in una situazione domestica che in un contesto internazionale. E’ ancora più credibile come sceriffo che come Ministro dell’Interno. Un Vito Catozzo padano. Uno che li stende proprio tutti e tutte, senza pietà. Anche perché – come si sa – la pietà presuppone empatia ed intelligenza.

Per il  Movimento 5 Stelle, invece, la pacchia è proprio finita (ammesso che sia mai cominciata…). Innanzitutto, nonostante le uscite di Salvini siano imbarazzanti e il Movimento continui ad operare con estrema serietà – dalle politiche sui rimborsi, ai criteri di selezione dei parlamentari – il main stream lancia strali unicamente all’indirizzo di Di Maio o di Conte. Ma c’è di più.

Ieri il Governo Conte ha ottenuto la fiducia della Camera, dopo aver conseguito quella del Senato con numeri insperati: uno storico risultato è stato raggiunto ma ora ci attende la prova dei fatti. Mai un servizio Tv si è lanciato ad investigare sulla bontà dei governi lombardi, veneti, piemontesi o ligure. Altrettanto dicasi per le amministrazioni comunali. Quanti di Voi, ad esempio, sanno che l’ex sindaco leghista di Verona – ora parlamentare – è stato travolto da uno scandalo con arresto del vicesindaco che intrallazzava in appalti e mazzette con una società appartenente alla moglie di Tosi? Eppure delle indagini, poi archiviate, contro la Raggi, per fatti assai meno rilevanti, sanno anche le pietre del Monte Bianco o le sabbie di Lampedusa.

Mentre la Lega gode di un appoggio parlamentare esteso, utile a far passare riforme e provvedimenti eventualmente non graditi al Movimento 5 Stelle (da Berlusconi a Renzi non aspettano altro che spaccare il Governo facendo passare emendamenti e provvedimenti più simili alla vecchia politica che al cambiamento annunciato), il Movimento 5 Stelle può contare solo sul suo 37% di seggi: una quota rilevantissima ma insufficiente ad approvare qualsivoglia legge, emendamento, modifica. Sarà dunque una traversata complessa, dove molto determinanti saranno le note capacità di lavoro e fatica dei ns portavoce che, già nella scorsa Legislatura, si sono fatti apprezzare per la loro dedizione alla causa.

Per questa ragione, dobbiamo continuare a dare il ns sostegno al Movimento 5 Stelle e a tutti i Carabetta che questo straordinario movimento ha portato nelle istituzioni, mettendo in fuga i Della Valle (propri e altrui). Chi, come me, segue Grillo sin dal 2005, sa che ogni obiettivo è sempre e solo parziale e c’impone nuove sfide. L’immagine di Salvini col suo maglioncino verde, mentre gira tra le dita una matita, sbigottito per essere stato smascherato nel suo assenteismo in commissione, è un monito per le future sfide elettorali: vigiliamo su ogni singolo comportamento e provvedimento e non confondiamo mai la ns identità con quelle di altri perché noi continuiamo a rinunciare ai finanziamenti ed ai rimborsi, abbiamo il vincolo dei due mandati e non abbiamo sostenuto il Rosatellum. La Lega (ex Nord) non può dire altrettanto.

Luca Miniero

[1]Purtroppo non posso rivelare di chi sia questa splendida traduzione, che lessi in anni lontani nella Biblioteca Nazionale di Napoli perché non ho con me il libro e ricordo a memoria i versi.